Federico Pongo 3D è un artista concettuale italiano molto conosciuto per le sue accuse alla società “smart”. Realizza dipinti che si possono guardare con occhialini Rossi e Blu come quelli dei primi film in 3D degli anni 50. Pongo vuole dimostrare come l’artista può superare con la pittura e l’ingegno, la tecnologia del computer. Il suo concept è “Senza Verità”. Sono autentiche opere pittoriche che simulano le visioni 3D, senza l’utilizzo del computer e unicamente con l’uso geniale delle sue tecniche creative di disegno e uso del colore . Figlio d’arte, ha frequentato Andy Warhol a New York, seguendo spesso il padre alla Factory .
Andy Warhol aveva proiettato al padre “Trash” , un film che aveva prodotto qualche anno prima, diretto da Paul Morrissey e interpretato dal giovane Joe Dallessandro. Pongo nonostante la giovane età aveva assistito in silenzio alla proiezione e ne era stato turbato . Quel film fu la molla per la sua prima azione che potremmo definire di “decollages” ma senza gli strappi alla Mimo Rotella. Federico Pongo incominciò ad impossessarsi di scritte staccate dai muri, immagini senza concetto critico, come in un safari metropolitano intorno al blok del numero 860 di Broadway, allora sede della Factory. Tornato a Milano, si iscrive al liceo artistico ma prende coscienza delle differenze sociali e con il nome “Pongo” si impone come l’innovatore in Italia della corrente che negli Stati Uniti si stava esprimendo con artisti come Keith Haring e Jean Michel Basquiat. Insaziabile elaboratore di immagini, Pongo mantiene i rapporti con i famosissimi gruppi storici Newyorkesi TNB e TAT, già attivi negli anni 70 e considerati i pionieri del Writing.
Federico Pongo si era nutrito alla scuola della sua antica famiglia che già il suo avo nel 1835, aveva intrapreso nell’arte della stampa, fondando la prima Casa Editrice del Regno delle due Sicilie con regio decreto di Re Ferdinando II di Borbone. La nonna era stata pittrice futurista e poi realista. Il padre, artista e regista, si era mosso sul solco della corrente Fluxus con l’utopia delle avanguardie storiche di fondere i linguaggi dell’arte e della comunicazione. Il padre di Pongo è tra l’altro l’autore della storica opera d’arte che anticipò nel 1977, con 12 anni di anticipo il crollo del muro di Berlino e fu sottoscritta da Gorbaciov e dai Premi Nobel per la Pace di tutto il mondo.
Quest’opera con “Guernica di Picasso” rappresenta l’incontro tra la storia sociale e l’arte, tra la guerra e la pace nel 900. Pongo quindi ha vissuto in prima linea le espressioni della cultura del secondo dopoguerra. Dai set cinematografici alle performances alle mostre ha compreso la lezione che il padre aveva definito “Over / andare oltre”. Aveva conosciuto con il padre attrici internazionali da Kelly LeBrok a Brooke Schields, protagonisti della storia contemporanea come Karol Wojtyla e Mikhail Gorbaciov, registi come Bunuel e Fellini, storici dell’arte come Pierre Restany, Achille Bonito Oliva e molti artisti oltre a Warhol, Schifano e Gillo Dorfles che fu anche grande storico dell’arte e che scrisse di Pongo : “è l’artista che graffia il futuro per affermare che un futuro ci sarà, egli rivela gli effetti estremi causati al nostro pianeta dell’ottusità dei governi del mondo”. Con questo bagaglio di esperienze e nel ricordo della mostra di suo padre “Medialismo” curata da Gabriele Perretta con Maurizio Cattellan ed altri artisti al Flash Art Museum, Federico Pongo comprese che non poteva fermare la sua ricerca, perché i “media” sarebbero stati ingoiati tutti dalla tecnologia “Smart” la quale avrebbe con il tempo tolto centralità all’uomo. Come Lucio Fontana nel dopoguerra era affascinato dalla nuova tecnologia della luce al neon e voleva andare oltre la tela con buchi e tagli nella ricerca di un nuovo senso all’arte, così Pongo, mezzo secolo dopo, guarda oltre la tecnologia e lo dimostra con le sue opere pittoriche 3D senza uso del computer .
Realizza opere con il suo linguaggio creativo divenendo il pioniere di questo stile pittorico 3D unico ed originale .
Pongo dichiara i suoi quadri “Arte Ingannevole” , perché viviamo sempre più nell’inganno. Oggi più che in passato, con le tecnologie che tutto possono rielaborare, rendono esplicita la bugia .
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